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Salario minimo, cosa dice la direttiva: per l’Italia cambierà ben poco

soldi guantone

La direttiva sul salario minimo è stata approvata dal Consiglio dell’Unione europea e presto entrerà in vigore: cosa cambia per l’Italia?

La direttiva sul salario minimo è stata definitivamente approvata dal Consiglio dell’Unione europea e, a breve, verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguarsi alla norma. Scopriamo cosa dice la direttiva e se cambierà qualcosa per l’Italia.

Cosa dice la direttiva sul salario minimo?

Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato in maniera definitiva la direttiva sul salario minimo nazionale e sui contratti collettivi. E’ bene sottolineare fin da subito che la decisione non obbliga i 27 Stati membri, tra cui l’Italia, ad adottare un salario minimo. La ‘manovra’ intende renderlo più efficace dove presente e punta ad ottenere contratti collettivi più inclusivi.

I 21 Stati dell’UE che già utilizzano il salario minimo devono creare una sorta di database con informazioni chiare che vanno aggiornate ogni due anni, massimo ogni quattro. Anche se non è previsto un compenso minimo, i Paesi “potranno determinare un paniere di beni e servizi a prezzi reali, o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo“. In più, la direttiva prevede maggiori controlli da parte degli ispettori del lavoro, che potranno anche prendere provvedimenti nei confronti di coloro che non rispettano le regole.

Per quel che riguarda i contratti collettivi, invece, “gli Stati membri in cui meno dell’80% dei lavoratori è interessato dalla contrattazione collettiva, dovranno – congiuntamente alle parti sociali – stabilire un piano d’azione per aumentare tale percentuale“. La direttiva entrerà in funzione venti giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, ma gli Stati membri avranno due anni per adeguarsi.

Cosa cambierà per l’Italia?

Per quel che riguarda il bel Paese, quindi, c’è ben poco da essere ottimisti. Nonostante tutto, i sindacati – Cgil, Cisl e Uil – sostengono che la direttiva sul salario minimo sia “un passo in avanti fondamentale“. La segretaria Cgil Francesca Re David e la collega Tiziana Bocchi di Uil hanno sottolineato: “Siamo tuttavia consapevoli che sia ora necessario mettere in campo il massimo impegno per migliorare l’efficacia della contrattazione, nazionale e di secondo livello, e per aumentare salari e retribuzioni complessive“.

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ultimo aggiornamento: 6 Ottobre 2022 17:43

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